Si è tenuta il 10 gennaio la prima riunione del 2023 del comitato marketing di Assomela, in cui i soci hanno avuto modo di discutere dell’andamento del mercato nell’ultimo mese e di fare il punto anche sulle dinamiche di esportazione ed i problemi di accesso ai mercati, tra cui spicca l’Egitto, destinazione principale in termini di volume per le mele italiane fuori dall’UE.
I dati ci restituiscono un quadro molto simile a quello dello scorso mese, con vendite regolari e stocks particolarmente bassi per molte varietà. Gli stocks totali per le mele da tavola sono a 1.162.375 tons, le più basse nel mese di gennaio da dieci anni a questa parte (escluso il 2017) – in particolare per la Golden Delicious la giacenza è di 382.872, valore inferiore del 33% alla media delle 10 stagioni precedenti e per la Gala a 93.000 tons., il 22% in meno rispetto al gennaio 2022. Vendite in linea con i piani di decumulo anche per le altre cultivar, sia tradizionali che nuove, per alcune delle quali si dovrà attendere la seconda parte della stagione per meglio valutarne gli andamenti.
Come inizialmente previsto e come già sottolineato in precedenti comunicazioni, la quota di merce destinata al mercato fresco è decisamente inferiore alla media, con più di 300.000 tons. indirizzate alla trasformazione.
Il mercato italiano, rispetto ai mesi scorsi, fa segnare una leggera ripresa, in particolare nella GDO e l’export in Europa, di fronte alla generale crisi dei consumi, è decisamente rallentato. Al contrario, le vendite oltremare, pur non senza difficoltà, vengono giudicate molte buone ed al momento sufficienti per compensare le difficoltà nel vecchio continente. Ottime performance si rilevano in Medio Oriente, in particolare in Arabia Saudita, ed in Centro e Sud America, con un Brasile particolarmente vivace.
A proposito di export, regna ancora l’incertezza e la confusione in merito alle procedure per le vendite in Egitto, mercato fondamentale per le mele nazionali. Formalmente lo strumento della lettera di credito, introdotto nel febbraio 2022, è stato eliminato con un provvedimento della Banca Centrale egiziana del 29 dicembre scorso. Al momento, tuttavia, non è chiaro se e quali altri strumenti verranno introdotti dall’Egitto che, oltre alla necessità di tutelare le proprie riserve in dollari, vive una profonda crisi economica legata anche al deprezzamento della lira. Assomela, che grazie ai colleghi europei e al sostegno di Freshfel, ha spinto fin da subito per una rimozione della lettera di credito, valuterà attentamente l’evoluzione in questo importante mercato.
Sul fronte fitosanitari, anche a seguito degli sforzi degli ultimi mesi di tutti i rappresentanti del comparto ortofrutticolo italiano ed europeo, il Consiglio Europeo ha richiesto alla Commissione di procedere con la preparazione di un ulteriore studio per valutare l’impatto sul comparto agricolo europeo derivante dall’applicazione del Regolamento sull’Uso sostenibile dei fitosanitari. Un evidente segnale della presa di coscienza di come la proposta di regolamento così come concepita rischi di mettere in difficoltà l’intero comparto agricolo europeo, eliminando mezzi fondamentali per la produzione senza una effettiva alternativa, rischiando di non poter garantire la sicurezza alimentare europea e di aumentare allo stesso tempo le importazioni da paesi con sistemi produttivi già ora molto meno stringenti dei nostri. Assomela auspica che questa proposta di regolamento, fortemente ideologica e debole, venga definitivamente ritirata per aprire un nuovo confronto più ampio e profondo per arrivare ad una proposta adeguata nei metodi e nei tempi, rispettose anche delle esigenze dei produttori.
Questa è certamente una buona notizia per i produttori italiani che, almeno per il momento, possono accantonare una enorme fonte di preoccupazione e dedicarsi alla stagione commerciale corrente. Se è vero, infatti, che si trovano davanti a volumi che in un anno “ordinario” sarebbero stati facilmente gestibili, è altrettanto vero che le vendite stanno avvenendo in un contesto assolutamente “straordinario”. Le quotazioni, ancora non adeguate né all’inflazione né all’aumento generalizzato dei costi, dovranno necessariamente essere riviste per garantire una giusta remunerazione al produttore.